Francesco Comelli
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Il mio lavoro si divide geograficamente fra lo studio privato, in Milano, l'ABA (Associazione studio e ricerca Bulimia e Anoressia,  l'IIPG (Istituto Italiano Psicoanalisi di Gruppo), e l'Università “Carlo Bo” di Urbino, dove ho un insegnamento di Etnopsicopatologia al corso di laurea magistrale in Psicologia Clinica. 
 
La mia formazione è stata differenziata, in quanto ho studiato medicina a Milano con successiva specializzazione in psichiatria  ed è volutamente rimasta non vincolata ad
atteggiamenti fideistici verso l'una o l'altra scuola di pensiero, sebbene abbia poi svolto una formazione post-universitaria presso istituti chiaramente connotati ( SPI, Società Psicoanalitica Italiana, il cui principale riferimento è Freud, e l'IIPG , Istituto Italiano di Psicoanalisi di Gruppo, il  cui principale riferimento è Bion). 
Scelsi Psichiatria subito dopo Medicina sulla base di una passione, privilegiando sempre alcuni aspetti: l'interesse del paziente su quello delle scuole di pensiero e il desiderio di lavorare con colleghi e maestri in grado di trasmettere elementi autentici piuttosto che frequentare ambiti magari prestigiosi ma in fondo di facciata. 
 
Successivamente, come si legge nel curriculum presente sulla questa pagina, ho attraversato formazioni sia individuali che di gruppo, oltre all'implicita formazione che si è prodotta con la frequenza di buoni gruppi di lavoro, con buoni maestri e con il lavoro in ambiti psichiatrici o psicoterapici.

È difficile e riduttivo dire in poche righe come tento di lavorare, in quanto non vi è che l’esperienza diretta del conoscere per comprendersi, ma posso dire a grandi linee che  cerco inizialmente di eseguire una diagnosi, intendendo anche una diagnosi del percorso più adatto per ognuno (in questo senso fare diagnosi è già una cura), considerando i bisogni del soggetto da un lato e il peso del suo campo familiare dall'altro. In questa fase cerco di capire se sia il caso di pensare, accanto al trattamento della singola persona che ha bisogno, ad un trattamento del campo familiare o di un solo componente, inclusi ove possibile quelli della terza generazione se possibile.
In particolare e salvo diverse motivazioni, il trattamento familiare di solito non è svolto da me se seguo un paziente, ma da un collega del gruppo di lavoro con cui collaboro. 

I  familiari possono essere seguiti singolarmente o in coppia o in gruppi appositi (gruppi multifamiliari). È implicito, ma lo dico ugualmente, che uno dei trattamenti possibili è anche quello psichiatrico, con un reperimento del farmaco più adatto e a dosi minori possibili in rapporto all'efficacia. Un consiglio sulla salute somatica e un pensiero su eventuali esami fisici è altrettanto necessario. Il corpo, cioè, appare come un elemento essenziale, la cui salute, da verificare mediante appositi esami, è condizione di aiuto anche per un buono stato mentale. 
 
Dunque,laddove occorra è auspicabile un collegamento coi medici di base e con i servizi pubblici. 

Nella diagnosi e conoscenza iniziale penso con il paziente quanto e se possiamo lavorare bene assieme o se, piuttosto, manchino affinità sufficienti per un buon lavoro e, magari, come mai. Valuto quindi se le difficoltà che si presentano possano essere dovute a temi che sono rilevanti per la cura e se si possano attraversare tali criticità del rapporto come parte della cura. 

Viene cioè pensato e disegnato il tipo di terapia migliore che possa andare bene per quella unica persona o per quel dato periodo, e in questo senso la gamma può essere abbastanza ampia: dal classico trattamento individuale a quello in gruppo, al gruppo multifamiliare, al trattamento mediante strumenti culturali (clinica della cultura oppure workshop esperienziali). Con un gruppo di colleghi abbiamo pensato anche a spazi “preclinici”, ossia di lavoro non ancora prettamente clinico, ma di gestione delle difficoltà in attesa di iniziare/intraprendere una terapia definita. 
 
Quest’ultimo approccio può essere una modalità di trattamento indiretto o di cura non mediante i soliti presidi, cosa che si rende possibile quando il soggetto necessita di spazi o ambiti decentrati rispetto  alla propria persona, per l’impossibilità  di percorrere una strada troppo centrata su di sé. 

In questo senso avvio anche, con la consulenza di psicopedagogisti, percorsi di formazione, in risposta a tematiche che spesso non sono solo cliniche o a difficoltà scolastiche. 

Questo ausilio può essere importante per capire con la pedagogista stessa i metodi più adeguati e auspicabili per il singolo soggetto. 
 
Sul piano diagnostico vedo frequentemente persone con problemi di frammentazione psicotica, con dipendenze o con disturbi di personalità.

Dalle fine del 2013,
sono stato nominato consulente dell'Organismo di Supporto della Direzione del Ministero della Salute del Governo Greco. 
In questo incarico provo a lavorare assieme a motivati colleghi greci (in primis Dr.ssa Anastasia Alexopoulou) nel ripensare i dispositivi terapeutici della psichiatria in Grecia. 

Coordinatore di Basti- menti (benessere  psiche società)

Un buon intreccio fra università, scuola di specializzazione e strutture cliniche mi permette di selezionare un gruppo di lavoro con colleghi di diverse età che costituiscono una sorta di comunità clinica e formativa. 
 
Consulente per i test ove occorrano e collaboro con la Prof.ssa Sabina Albonetti in perizie per i Tribunali.
 
Forse è banale dirlo, ma tratto psicoterapicamente o psicoanaliticamente soggetti individuali, oltre a fare un'attività psichiatrica classica. 

In casi di bisogno e di disponibilità posso anche recarmi per visite domiciliari a casa del paziente, se occorre.


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